Sono trascorsi ben 22 ann da quando Yaakòv mandò suo figlio Yossèef alla ricerca dei fratelli per averne notizio; abbiamo letto 2 intere Parashiòt che narrano gli eventi di questi lunghi anni, quasi tutti incentrati su ciò che accadde proprio a Yossèf; poco ci viene raccontato di come il padre, Yaakòv vive questo lungo periodo di buio credendo il figlio prediletto morto divorato da animali feroci in mezzo al deserto. Abbiamo infatti lasciato Yaakov che si dispera quando i fratelli tornano da lui per raccontare la loro versione dei fatti e lo ritroviamo solo alla fine della Parashà della scorsa settimana, quando a causa della pesante carestia, si vede costretto ad inviare i figli in Egitto per acquistare cibo.
A questo punto la Torà ci racconta delle vicissitudini che finalmente porteranno l’incredulo Yaakòv a riabbracciare il figlio; ci aspetteremmo qui una scena carica di sentimenti, emozione e trasporto…Vediamo come la Torà descrive questo incontro: Yossèf va incontro al Padre e piange a dirotto, mentre Yaakov…secondo l’interpretazione di Rashì, Ya’akòv non piange perché in quel momento stava recitando lo Shemà’… Ora, ci resta davvero difficile capire perché Yaakòv si trovasse a dover recitare lo Shemà; forse perché il tempo stava per scadere (i nostri Padri osservavano diverse Leggi della Torà già prima della sua divulgazione) ma ci senbra strano che Yaakov aspettasse l’ultimo minuto utile, anche sapendo che avrebbe incontrato finalmente suo figlio! Il messaggio èquindi un altro.
Rashì sostanzialmente ci vuole dire che in questo momento di straordinario pathos, Yaakov dà la priorità all’amore verso Dio rispetto a quello verso il proprio figlio. I Maestri della Chassidut spiegano che, anche se Yaakov volesse dimostrare quali sono le sue priorità e che queste sono valide in qualsiasi momento della vita, ciò rappresenta una grande difficoltà dal punto di vista umano: abbracciare un figlio che hai creduto morto per 22 anni, dovrebbe scatenare emozioni fortissime che giustificherebbero, persino per uno come Yaakòv, un temporaneo scambio di priorità! Nessuno si stupirebbe a leggere che Yaakov piange di fronte a Yossèf!
Ma Yaakov sceglie consapevolmente di non farlo; quel momento non segna solamente un episodio cruciale della sua vita privata (che sarebbe più che legittimo, come detto); Yaakòv si trova al bivio che segna l’inizio dell’esilio e della successiva lunga e sofferta schiavitù in Egitto. In questo momento è assolutamente necessario stabilire quali sono le priorità, non tanto per Yaakòv stesso (che certamente le aveva ben chiare), ma per le generazioni a venire per insegnarci che per affrontare il lungo esilio in cui ancora ci troviamo, se non si hanno chiare quali siano le priorità, rischiamo di perderci…