Vayèlech

Il Sabato che intercorre tra Rosh Hashanà e Kippùr è chiamato Shabbàt Teshuvà o Shabbàt Shuvà (dal nome della Haftarà del giorno).
“Un uomo si trova  costretto ad attraversare una foresta buia, abitata da belve pericolose e  con sé ha solo un arco e delle frecce. Intimorito da ogni rumore o movimento sospetto, inizia a usare le frecce, sicuro si tratti dun animale feroce pronto ad assalirlo. Ma le sue  paure si rivelano infondate; si trattava del fruscio del vento o del passaggio di qualche innocuo scoiattolo. l’uomo si trova presto con un‘unica freccia ancora a disposizione e da quel momento si ripromette di usarla con molta attenzione perché rappresenta la sua unica fonte di salvezza.”

Al tempo in cui risiedavamao a Gerusalemme avevamo il Bet Hamikdash dove ci rivolgevamo per risolvere le nostre questioni e per gestire il nostro rapporto con Hashem. Distrutto il Santuario, sono rimasti i grandi Maestri dellla Mishnà e del Talmud a cui fare riferimento. Poi i tiempi cambiano…
Abbiamo usato molte frecce ed ora ce ne rimane una sola, quella della Teshuvà, del “ritorno”. La Teshuvà è un processo intimo ed individuale, è un dono del Cielo che ci viene elargito per rimediare ai nostri errori e quindi ripristinare il nostro rapporto con Dio.
Abbiamo pochi giorni fino a Kippùr e Shabbàt con la sua Santità rappresenta un’ottima occasione per ritrovarsi con sè stessi, andare al bet Hakenesset, pregare, ascoltare la Torà …Ed usare al meglio una delle ultime frecce rimaste al nostro arco.