La parashà si apre con queste parole: “L’Eterno parlò a Moshè dicendo: dai questo ordine ad Aharon a i suoi figli: questo è l’insegnamento della ‘olà (olocausto)…” L’olocausto era il sacrificio di un animale la cui carne doveva essere completamente fatta ardere sul mizbèach (altare).
Alla fine della parashà è scritto: “Aharon e i suoi figli fecero tutto quello che l’Eterno aveva comandato a Moshè”
Rashì commenta questo versetto dicendo: … “perché non deviarono né a destra né a sinistra”. Anche i maestri affermano che il versetto loda Aharon e i suoi figli perché essi fecero il servizio con grande gioia come se avessero ricevuto l’ordine direttamente dall’Eterno e senza dare importanza a sé stessi.
Alcuni, tuttavia, si chiedono il perché di queste spiegazioni, come se potessimo dubitare dell’abnegazione di Aharòn e dei suoi figli.
Quando una persona ripete le stesse azioni per tanto tempo, queste diventano normale routine e si perde il senso di unicità e di importanze delle stesse; Aharòn ed i suoi figli fecero lo stesso identico lavoro per 39 anni ed ogni giorno era per loro come se fosse il primo! affermano che in tutto questo periodo Aharon lo fece sempre con la stessa dedizione ed entusiasmo della prima volta.
Questo concetto è espresso anche da Davide nei Tehillìm dove dice: “Una cosa ho chiesto all’Eterno ed essa chiederò, di dimorare nella casa dell’Eterno tutti i giorni della mia vita e di visitare il suo palazzo …”.
Perché è scritto “ho chiesto” al passato e “chiederò” al futuro? E ancora: qual è il significato di “visitare” dopo aver detto “dimorare”?
Sicuramente grande era l’impressione di colui che veniva per la prima volta alla casa dell’Eterno. Per chi invece “vi dimorava in modo permanente” ossia la frequentava sovente, questa grande impressione diveniva naturalmente sempre più debole. Per questo Davide implorava l’Eterno che i sentimenti che ebbe nella sua prima visita sarebbero rimasti gli stessi anche nel futuro.
Oggi possiamo facilmente assimilare questi concetti ai grandi momenti della nostra vita ebraica; il Bar Mizwà, il matrimonio, la nascita dei nostri figli, la Neilà di Kippùr o il Sèder di Pesach…E sono momenti in cui il nostro rapporto con la fede viene particolarmente esaltato; poi sopraggiunge “la normalità”: la Tefillà tre volte al giorno, le candele ogni Venerdì sera…E queste Mizwot si trasformano in routine.
LA Torà ci insegna ad essere come Aharòn ed i suoi figli: i loro sentimenti e il senso di missione e di abnegazione per tutta la loro vita furono gli stessi come quelli della prima vota.