Terumà

Nella nostra Parashà vengono elencati i materiali necessari alla costruzione del Tabernacolo che avrebbe accompagnato i figli di Israele durante i loro quasi quarant’anni di permanenza nel deserto. Di questi ve ne sono tre per i quali vengono richieste le offerte del pubblico: oro, argento, rame. I nostri Maestri spiegano che questi elementi sono rappresentativi del modo in cui le persone danno Zedakà e lo deducono dall’acronimo delle lettere ebraiche che compongono le singole parole: זהב. כסף. נחשתcome segue:
Ze Hanoten Barì – Zahav/oro = Colui che da è sano
Kesheyes Sakanat Pahad = Kesef/argento = quando c’è pericolo (e/o) paura
Netinat Cholè Shamàr Tenù – Nechoshet/bronzo = il malato (terminale) che lascia istruzioni di zedakà per il

suo patrimonio.

Nel primo caso c’è una persona che è abituata a dare Zedakà indipendentemente dalle sue condizioni.
Nel secondo, la persona che si trova in difficoltà è spinta dalla gravità del momento.

Nel terzo, c’è una persona che si rende conto di voler lasciare una traccia prima di lasciare questo mondo.

Tuttavia la questione non si può limitare alla Zedakà. La Torà subito dopo ci dice che questi materiali (tutti e tre indistintamente) erano assolutamente necessari alla costruzione della “casa di Dio, affinchè Egli venga a risiedere fra di noi”.
A questo punto dobbiamo accedere ad un livello molto superiore: questi tre elementi, queste tre caratteristiche enfatizzate dagli acronimi delle parole ebraiche che li definiscono, rappresentano tre personalità differenti nel mondo ebraico.

Nel primo caso, l’oro, una persona “sana”, che ha un rapporto quotidiano con la Fede, che vive una vita ebraica costante, frequenta una Sinagoga una Comunità.
Nel secondo caso, l’argento, una persona che riscopre la Fede quando ne ha bisogno: nei momenti di paura ed insicurezza, nella malattia (sua o degli altri), nell’incertezza, è allora che si reca in Sinagoga o cerca l’appartenenza alla Comunità.
Nel terzo caso, il bronzo, c’è una persona che ha vissuto una vita distaccata dall’ebraismo, dalla Sinagoga dalla Comunità, ma che negli ultimi momenti della sua vita, ha un anelito di Fede che improvvisamente risveglia in lui quel “qualcosa” che per anni era dormiente nel suo cuore.

Ebbene la Torà ci dice che tutti questi elementi erano indispensabili e se ne mancava uno solo il Santuario (o Tabernacolo) sarebbe stato incompleto e quindi inutilizzabile!
Nella Sinagoga, ma anche nella Comunità TUTTI sono indispensabili; la vita ebraica non può coinvolgere solo i Rabbini, né ci possiamo accontentare di coloro che frequentano regolarmente; per completare il Santuario, affinchè Dio possa risiedere fra di noi, tutti sono indispensabili.