Nassò

Nella nostra Parashà, tra le numerose altre cose che vengono narrate e descritte, troviamo le regole relative al nazireo: “(colui che fa voto di Nazìr) si deve astenere dal vino giovane e dal vino stagionato, e non beva aceto di vino giovane o stagionato e infusi d’uva, né mangi uva fresca o uva secca. Per tutto il periodo in cui sarà nazireo non mangi qualunque cosa che derivi dal vino compresi chicchi e bucce”. Chi faceva voto di essere nazìr doveva astenersi da vino e derivati per trenta giorni e nello stesso periodo non venire a contatto con cadaveri e non radersi o tagliarsi barba e capelli.
I Maestri discutono parecchio su questo “voto” così particolare, ma giungono comunque alla conclusione che l’essenza del nazireato non era l’astensione bensì, il dedicarsi mentalmente e spiritualmente all’Eterno, evitando quindi quelle che possiamo chiamare distrazioni.
Secondo alcuni, da questa circostanza possiamo dedurre la fonte per tutte quelle proibizioni che i Maestri hanno aggiunto per “fare siepe attorno alla Torà”; nonostante per il nazireo la proibizione principale sia solo quella di bere vino, la Torà gli ha proibito tutto quello che appartiene alla categoria del vino e suoi derivati. E da qui la Torà ha insegnato ai Maestri come fare una siepe attorno alla Torà perché è loro compito proteggerla imparando dal nazireo, promulgando dei decreti restrittivi per i casi simili al fine di evitare di trasgredire la proibizione principale. E proprio da questa mitzvà del nazireo la Torà ha insegnato ai Maestri che cosa devono fare per le altre mitzvòt affinché sappiano che questa è la volontà dell’Onnipresente.
Ci sono diversi esempi di decreti stabiliti per fare siepe attonro alla Torà, ossia, per alllontanare le persone dal peccato o anche solo dal rischio di peccare; tra queste vi sono la mitzvà di non avere del chamètz (cibo lievitato) in proprio possesso durante la festa di Pèsach per evitare di mangiarlo; la mitzvà di aggiungere alcuni minuti prima dell’entrata dello Shabbàt e dopo l’uscita dello Shabbàt per non correre il rischio di fare delle melakhòt della Torà, calcolando male l’inizio e la fine dello shabbat.
Proprio dal passo che tratta del nazireo i Maestri traggono l’insegnamento che non dobbiamo soltanto allontanarci dai comportamenti disdicevoli ma dobbiamo farlo anche dai comportamenti che assomigliano a comportamenti disdicevoli. Essi aggiungono che dobbiamo allontanarci dai peccati lievi per evitare che portino a commettere peccati più gravi. E al contrario ci incoraggiano ad affrettarci a osservare le mitzvòt più facili perché ci aprono la strada all’osservanza di quelle più difficili.