
Purìm
Shabbàt Zachòr
Il malefico Hamàn protagonista delle vicende narrate nella Meghillàt Estèr, era un discendente di ‘Amalèk, il popolo che per primo attaccò Israele dopo l’uscita dall’Egitto, nel suo cammino verso il Sinài, con l’intento di distruggerlo e di impedire loro di ricevere la Torà. Ognuno deve ricordare che un ‘Amalèk è sempre in
agguato con l’intento di cancellare ogni ebreo e per questo si deve leggere il Sabato prima di
Purìm il passo di Torà che ci obbliga a lottare contro i nemici di Israele.
Leggere la parashà di zakhòr (che troviamo in Deut. 15, 17 – 19) il sabato precedente la festa di Purìm è un
precetto positivo accennato nella stessa Torà e come tale va osservata consapevolmente; pertanto si deve avvisare il pubblico – prima di iniziare la lettura – del dovere di prestare attenzione a voler uscire d’obbligo dal comandamento. E’ inoltre opportuno avvertire i presenti (in particolare i bambini) di non fare rumore nel momento in cui si ricorda ‘Amalèk per consentire a tutti di ascoltare il brano per intero, come dalla norma.
Per quanto riguarda il pubblico femminile, c’è chi ritiene che anche le donne siano obbligate al precetto; è comunque opportuno che in ogni caso esse leggano il passo dal Chumash anche se rimangono a casa.
Il digiuno di Estèr
Il tredici di Adàr gli ebrei lottarono per difendersi dagli uomini di Hamàn. Per vincere i nemici, il
popolo ebraico dovette chiedere al Signore la Sua misericordia e il Suo aiuto recitando preghiere e
suppliche. Sappiamo anche che nel giorno stesso della battaglia i nostri fratelli ebrei digiunarono e in ricordo di tale fatto, ancora oggi, si usa astenersi dal cibo il tredici di Adàr.
Il digiuno inizia all’alba e termina con l’uscita delle stelle; è quindi opportuno leggere la Meghillà la sera quando si è ancora digiuni.
Le donne in gravidanza, coloro che allattano, le persone che sono ammalate o che si sentono particolarmente non sono tenuti a digiunare o sono autorizzati ad interrompere il digiuno qualora sopravvengono dei sintomi di spossatezza, stanchezza e altri.
Purìm e le Tefillòt
Come in ogni digiuno, anche per quello di Estèr, dopo le suppliche si estrae il Sefer sia al mattino che al pomeriggio per leggere i passi indicati. E’ richiesto che vengano invitati al Sèfer solo coloro che digiunano.
Per le 3 Tefillòt di Purìm, si aggiunge “Al Hanissìm” nella Amidà dopo Modìm; colui che se ne dimentica non dovrà però ripetere.
Durante Arvit della vigilia, al Bet Hakenesset la Meghillà viene letta prima del termine di Arvìt.
Al mattino successivo, dopo la Amidà, si omettono le suppliche e si estrae il Sèfer; si legge il brano indicato (Shemòt 17, 8-16), quindi si legge la Meghillà prima di riporre il Sefer e si conclude la Tefillà. Non si recita l’Hallèl in quanto la lettura Meghillà lo sostituisce.
E’ opportuno recitare la Tefillà di Minhà di Purim prima del banchetto per evitare il rischio di cadere in sonnolenza e perdere la possibilità di pregare. Come al mattino, anche al pomeriggio si omettono le suppliche.
Il Giorno di Purìm e le relative Mizwòt
- La lettura della meghillà
La Meghillà di Estèr va letta due volte, la sera ed il giorno successivo; in particolar modo è la sola Mizwà di Purim che si compie a sera.
E’ preferibile leggere la Meghillà assieme a molte persone in quanto la moltitudine di persone è “segno d’onore per il Re”. Però, se al tempio ci fosse confusione e per colpa del disordine non si potesse ascoltare la lettura come da norma, è possibile leggere in un miniàn anche se composto da sole dieci persone.
In ogni caso, è anche possibile leggere la Meghillà senza la presenza di Miniàn ma in questo caso vengono omesse le Benedizioni finali.
Questo precetto va rispettato in egual maniera sia dalle donne che dagli uomini, dal momento che tutti indistintamente erano in pericolo per il decreto del re Assuero.
Pe rigore della norma non è indispensabile capire il significato del testo; è invece assolutamente indispensabile leggere (o ascoltare, o seguire sul testo) quando l’ufficiante recita la Meghillà; tra i Mestri infatti molti sostengono che si debba fare attenzione a non perdere nemmeno una parola della lettura.
- Matanòt la evionìm – Zedakà ai bisognosi
I doni ai bisognosi vanno rigorosamente erogati il giorno stesso di Purìm (non dunque la sera precedente, ad esempio in occasione della lettura della Meghillà).
Per compiere il precetto è necessario dare doni ad almeno due poveri ,ma è bene dare qualche offerta a
chiunque lo chieda.
In alternativa ai soldi, si può dare del cibo (almeno due cibi a due poveri) o dei vestiti (almeno due
vestiti a due poveri). Anche se non viene specificato il valore minimo (né massimo) di questi doni, è bene che, ognuno secondo le proprie possibilità, offra a due persone una cifra consistente o almeno bastante
per comprare un pasto da consumarsi nel giorno ed adempiere alla Mizwà del banchetto in modo decoroso e degno.
Nel caso non vi sia la possibilità di raggiungere dei bisognosi il giorno stesso di Purìm è indispensabile fare in modo di accertarsi che essi possano goderne il giorno stesso; ad esempio, elargendo delle somme specificando che vanno impiegate per Purìm o inviando denaro o altro tramite inviati, purché sempre con la stessa intenzione.
3. Mishlòach manòt – Invio di porzioni di alimenti
Ci sono due opinioni principali per le quali osserviamo questo precetto: una per consentire a tutti di avere del cibo per di adempiere al precetto del Banchetto di. La seconda per generare affetto tra le persone.
In ogni caso questa Mizwà va obbligatoriamente compiuta durante il giorno; come per la Zedakà di cui sopra, è permesso inviare dei cibi ad amici purché questi raggiungano però il destinatario il giorno di Purìm.
Il precetto si compie inviando o donando direttamente due tipi di cibi diversi pronti per essere cinsumati, ad almeno una persona. Anche in questo caso, è uso inviare più doni, per incrementare l’unità e la fratellanza in comunità.
Colui che -come sopra- invia dei doni di cibo ad un povero, ha comunque adempiuto ad un solo precetto (secondo la maggior parte delle opinioni, a quello del Mishloach Manòt) e dovrà quindi adoperarsi per compierli entrambi (nel nostro caso, la Zedakà).
- Il Banchetto
Il Banchetto (Mishtè o Seudà) deve avere luogo obbligatoriamente il giorno di Purìm. Se si è fatto il banchetto alla sera non si è adempiuto al precetto, pur se è raccomandato di consumare un pasto
abbondante anche la sera di Purìm.
Il Banchetto deve iniziare entro il tramonto e deve includere del pane per recitare la Hamotzì; in questo caso il banchetto può protrarsi fino a sera (e nella Birkat Hamazon si reciterà comunque la formula aggiunta di Purìm).
Non vi sono indicazioni precise su cosa consumare al banchetto; ognuno dunque scelga quello che preferisce anche se è indicato di consumare della carne.
E’ altresì indicato di accompagnare il pasto con del buon vino che va bevuto in misura tale da indurre sonnolenza (non esiste dunque il precetto di ubriacarsi). Colui al quale il consumo eccessivo di vino possa indurre comportamenti scorretti è indispensabile che si limiti.