In questa Parashà è narrato il tragico episodio del vitello d’oro; in queste righe ci soffermiamo su ciò che accade subito dopo.
A seguito di una vicenda così grave, Moshè ha non poca difficoltà a far perdonare il Popolo e a ripristinare il rapporto con il Signore che – invece – avrebbe voluto proseguire il cammino solo con Moshè e la sua discendenza. Una volta ottenuto il perdono, Moshè chiede al Signore di mantenere quel rapporto così speciale con il popolo ebraico e di riprendere così la strada che avevano iniziato 120 giorni prima.
Nel corso del “colloquio”, Moshè chiede a Dio: “Fammi vedere la Tua gloria”. Dio gli risponde: “Nessun uomo potrà vedermi e restare in vita … (tu) vedrai la Mia parte posteriore ma non vedrai il Mio volto”. Questa conversazione è di difficile interpretazione; Rashì riporta una spiegazione citata nel Talmdu, secondo la quale il Signore fa vedere a Moshè il nodo dei tefillìn che si trova sulla nuca; questo fa quindi presumere che (anche) Dio metta i Tefillin e di conseguenza il Talmùd si chiede che cosa c’è scritto nei tefillìn che indossa Dio e risponde che mentre nei nostri tefillìn sono scritti passi che affermano l’unità e l’unicità di Dio, in quelli del Signore è scritto: “Chi è come il tuo popolo Israèl, popolo unico nella terra”. In realtà questo passo (che a sua volta riporta un midrash) non è sufficiente a spiegare la difficoltà che sorge dal versetto. Il Midràsh specifica che Dio ha fatto vedere a Moshè “il legame (dall’ebraico Kèsher)”, che esiste tra il popolo ebraico ed il Signore, espresso in questo caso nei Tefillin attraverso l’affermazione dell’Unità di Dio, ma anche il legame indissolubile che lega Dio al popolo, che si trova nell’affermazione “Chi è come il tuo popolo ecc…”.
Una delle interpretazioni del Midràsh spiega come Dio risponde a Moshè, preoccupato che la colpa del vitello d’oro, considerato come una forma di tradimento, possa rappresentare una rottura del rapporto tra Dio e il popolo ebraico ed Egli risponde che quel rapporto è indissolubile e non può essere interrotto. A garanzia di questo duplice rapporto così speciale abbiamo la mitzvà dei tefillìn che rappresenta il sistema delle mitzvòt che a loro volta non sono solo norme di comportamento ma un legame perpetuo con il Signore.