Vayetzè

La partenza di Giacobbe – La scala e gli Angeli – L’incontro  con Rachele al pozzo – L’inganno  di Labano – I 20 anni di lavoro – Il ritorno a casa – Il patto di pace col suocero.

 

Giacobbe partì dunque dalla casa paterna, da Beer-Shèva, diretto a Charàn, e poiché era calato il sole, si fermò a pernottare in aperta campagna, sulla nuda terra ed alcune pietre attorno al capo. E sognò una scala che dalla terra arrivava fino al cielo e lungo la quale salivano e scendevano gli Angeli di Dio. In cima alla scala, o accanto a lui, gli pareva che stesse il Signore e gli ripetesse la promessa fatta ad Abramo e a Isacco e lo assicurasse della Sua protezione. Destatosi la mattina rimase lietamente sorpreso della visione avuta nella notte ed in segno di grazie eresse sul luogo stesso, come una consacrata lapide commemorativa, la pietra che gli era servita di guanciale. Dando poi il nome di Beth-El (casa di Dio) a quel posto che si chiamava in origine Luz, egli espresse il voto che, se fosse tornato in salute alla casa paterna, su quella pietra avrebbe eretto un santuario, offrendo al Signore la decima di quanto avrebbe posseduto.

Ripreso poi il viaggio, giunse finalmente in una terra abitata da tribù arabe e si fermò presso un pozzo, dove i pastori si davano convegno per abbeverare le loro greggi. Avendo saputo che essi erano proprio di Charàn, domandò loro se conoscessero Labano ed essi gl’indicarono una ragazza che sopraggiungeva proprio allora col gregge. Era costei Rachele, figlia di Labano, sua cugina. Fatta la reciproca affettuosa conoscenza, Giacobbe fu invitato da Labano ad abitare presso di lui e, dopo un mese, fu stabilito fra loro che, in cambio dell’aiuto che gli avrebbe dato nella sua azienda, Giacobbe avrebbe ottenuto in moglie di lì a sette anni la bella Rachele. Ma compiuto il periodo pattuito, Labano sostituì alla fanciulla promessa l’altra figliola maggiore, Lea, sicché Giacobbe dovete adattarsi a lavorare altri sette anni se volle ottenere la desiderata sposa.

La sorte familiare delle due sorelle fu stranamente diversa: Lea regalò al marito un figlio dopo l’altro, mentre Rachele attese lunghi anni la prole agognata finché partorì Giuseppe. Fu allora che Giacobbe espresse al suocero il desiderio di tornare nella sua terra, ma fu trattenuto per altri sei anni, giacché la sua opera attiva e intelligente era riuscita molto proficua all’azienda di Labano. Ma lo sfruttamento a cui era sottoposto dal suocero era divenuto così insopportabile che Giacobbe decise di partire di nascosto. Labano accortosi dell’improvvisa fuga, lo inseguì e, raggiuntolo, lo rimproverò aspramente. Ma poi fecero la pace e si separarono con attestazioni di reciproco affetto.

Ripreso il cammino, Giacobbe s’imbatté in una schiera di Angeli, questa volta in terra e non più sulla scala che giungeva al cielo. Il luogo in cui avvenne il miracoloso incontro fu chiamato da lui Machanàjm.