
Rosh Hashanà
מסכת ראש השנה פרק א’,משנה ב
“בארבעה פרקים העולם נדון: בפסח על התבואה. בעצרת על פירות האילן. בראש השנה כל באי העולם עוברין לפניו כבני מרון, שנאמר: “היוצר יחד לבם, המבין אל כל מעשיהם” [תהילים לג’,טו]. ובחג (הסוכות) נדונין על המים.”
“In 4 momenti il mondo viene giudicato: a Pèsach per il grano; a Shavuòt per i frutti dell’albero; A ROSH HASHANA, tutte le creature passano di fronte ad Hashem come un gregge, come è detto nei Salmi: “Lui crea i loro cuori e conosce tutte le loro azioni“. E alla festa (di Sukkòt) il mondo viene giudicato con l’acqua.
A Sukkot il mondo è giudicato per l’acqua. (Mishnà, Rosh Hashanà, cap. 1 Mishnà 2).
Da questa Mishnà si possono trarre molti insegnamenti; uno in particolare ci è utile per spiegare meglio il valore profondo di questi due giorni.
Il giudizio di cui si parla non si riferisce all’anno trascorso ma all’anno che inizia; in base ai nostri comportamenti (ed alle nostre intenzioni, come vediamo tra breve), il Signore “giudica” e decide la quantità e la qualità di benessere da dispensare al mondo.
Analizziamo ciò che dice la Mishnà a riguardo dell’uomo:
1) perchè l’espressione: “come un gregge”? Non sembra riduttivo (oggi forse addirittura lesivo della dignità umana!)?
Lungi naturalmente dalla Mishnà dal voler mancare di rispetto al Creato.
La scelta del linguaggio è ovviamente metaforica: ogni capo del gregge viene contato singolarmente; è l’unico modo per sapere esattamente quanti animali ha il pastore…
Nei giorni di Rosh Hashanà ognuno di noi è chiamato di fronte al Signore come individuo e risponderà delle proprie azioni come singolo.
2) Che cosa c’entrano “i cuori e le azioni”?
Ognuno è solo, un singolo, viene giudicato per quello che è…ma anche per quello che sarà.
Non esistono due persone identiche; ognuno ha il suo modo di essere, ed il suo proprio modo di agire, pure se compie le medesime azioni che tutti gli altri compiono.
La stessa cosa vale per i nostri impegni, per ciò che sinceramente ci promettiamo di migliorare: inutile assicurare azioni che non saremo in grado in mantenere: il nostro cuore e la nostra mente sanno perfettamente quali sono i nostri limiti e pure se è assolutamente corretto tentare di valicarli. Ma siamo di fronte a Dio, Colui che “conosce i nostri cuori e le nostre azioni”, Colui di fronte al quale non ha senso mentire.
3) Rosh Hashanà è il nome di questa solenne ricorrenza che troviamo nella nostra Mishnà, nella liturgia e nel linguaggio comune, ma non vi è menzione di questo termine nella Torà. Come mai la Mishnà usa questo nome e non “Yom Teruà – il giorno del suono” come recita la Torà?
La Mishnà utilizza una terminologia molto precisa, che ci vuole spiegare il significato del suo contenuto: Rosh Hashanà significa letteralmente “capo dell’anno, la Testa dell’anno”: come per gli esseri umani tutto parte dalla testa, il nostro anno parte dalla “testa – Rosh”, dalle decisioni e gli impegni che prendiamo all’inizio…
I PRECETTI DI ROSH HASHANA’
Rosh Hashanà sono due giorni di Moèd; valgono quindi i divieto dello Shabbàt con due eccezioni:
a) è permesso il trasporto di oggetti utili (chiavi, Tallìt, passeggini…)
b) è permesso cucinare, purchè la fiamma sia prelevata da un fuoco acceso prima della festa.
Sono numerose le usanze in vigore per le due serate di Rosh Hashanà; chi svolge un vero e proprio Sèder, chi invece consuma solo determinati alimenti, chi si limita alla tradizionale mela con miele.
E’ importante sottolineare che l’unica Mizwà obbligatoria per Torà è quella di ascoltare il suono dello Shofàr! La Mizwà va compiuta durante le ore diurne (non la sera dunque) e non richiede Miniàn, anche se è preferibile recarsi al Bet Hakenessèt ed ascoltare lo Shofàr assieme al pubblico.
Per adempiere correttamente al Precetto, bisogna ascoltare un minimo di 30 suoni, suddivisi come da Tradizione in tre tipologie. In Sinagoga vengono suonati durante Mussàf fino a 101 suoni.