
Storia del tempio
Una scommessa vinta
Come succede spesso, tutto nasce un po’ per caso. «All’interno della scuola ebraica dal 1963 esisteva un tempio, inizialmente con rito italiano. Dopo poco tempo, però, è diventato di rito egiziano, e, poi, negli anni ’80, persiano». Un primo tentativo di portare il rito italiano a scuola si era avuto nel 2011, quando Rav Roberto Della Rocca aveva organizzato, nella palestra, una funzione di Kippur, chiamando per l’occasione Elio Toaff a officiare. «Il risultato fu sorprendente: la palestra era gremita, e a Neilà c’erano oltre 150 presenze.
Ma da dove uscivano tutte quelle persone?». L’iniziativa non fu più ripetuta per mancanza di spazi, fino al novembre del 2015.Il tempio persiano, ex egiziano, era entrato in crisi ed era rimasto ormai vuoto. Da qui 4 persone, fondatori e Parnassim del Tempio, Daniele Cohenca, Elio Toaff, Ely Sinigaglia e Settimio Di Segni, ebbero l’idea di fare un altro tentativo, organizzando una funzione di sabato mattina. Il primo Shabbat c’erano 12° persone ma poteva essere il successo della novità, quindi momentaneo. I parnassim si sono dati allora un mese per capire se aveva senso continuare. La risposta è venuta da sé: dopo poco tempo è stato chiesto di aprire anche il venerdì sera e, dopo un anno, abbiamo iniziato a fare anche tutti i chaghim, contando su un numero presenze davvero importante anche nelle cosiddette “festività minori”.
Oggi ogni settimana arrivano per Shabbat circa 80 persone (metà delle quali uomini), con uno “zoccolo duro” di fedelissimi, a cui si affiancano regolarmente delle new entry. «Molti non andavano al tempio da anni, addirittura qualcuno non ci aveva messo piede dal suo Bar Mitzvà – commentano soddisfatti i parnassim -. Non abbiamo chiamato nessuno, né tantomeno abbiamo “rubato” fedeli ad altre sinagoghe: siamo semplicemente riusciti a stanare le persone da casa».
Il segreto del successo? Sicuramente l’ubicazione in un punto strategico come la scuola ebraica fa molto. «Quando arrivai a Milano, nel 2001, da Israele, ricordo che guardai il Lunario, per capire in che sinagoga andare, e mi dissi: “due sinagoghe con rito sefardita a scuola? Ci sarà senz’altro un errore…” – spiega Elio Toaff -. Invece non c’era nulla di sbagliato, non esisteva una sinagoga italiana nella zona della scuola ebraica (la più vicina, in via Eupili, è comunque a un’oretta di cammino da qui). E quando chiedevo il perché, mi veniva risposto che non ce n’era bisogno perché non c’erano ebrei italiani nella zona. Forse ci voleva davvero qualcuno che venisse dall’esterno per cambiare una situazione data ormai per scontata».
A questo si aggiunge l’apprezzamento delle liturgie italiane anche da parte di chi non ha queste origini. «Mi premeva riportare a Milano la ricchezza della cultura ebraica italiana, che va purtroppo perdendosi in generale nel nostro Paese – continua -. Oggi in molti chiedono di potere celebrare, in occasione del Bar Mizvà, anche il venerdì sera, prima della lettura della Parashà del sabato. Vedere che queste usanze continuano e rivivono oggi ci riempie di orgoglio e di gioia».
Un particolare ringraziamento va in questa sede alla Comunità Persiana che ci ha lasciato in eredità non solo gli arredi ma anche tutto ciò fosse necessario ad una corretta conduzione delle Preghiere: libri, chumashìm, Tallitot e Sifrè Torà. Ciò indubbiamente ha molto facilitato l’avviamento del Miniàn e di questo saremo loro sempre grati.
Decisiva è stata anche la grande ristrutturazione, resa possibile dal prezioso contributo della famiglia Besso-Segre: una riorganizzazione radicale dello spazio, che ha portato inizialmente al rinnovamento dei materiali, del mobilio e degli impianti, ormai vetusti, e, in un secondo momento, all’ingrandimento del matroneo e alla creazione di una nuova zona, al chiuso e climatizzata, adibita allo studio e al kiddush ricavata nel porticato esterno, che per molti anni era rimasto inutilizzato. Inoltre, sono stati creati ex novo quattro bagni.
Ma sono soprattutto l’informalità e l’accoglienza che la caratterizzano ad avere fatto di questa sinagoga una realtà viva e apprezzata nella Comunità. Il Tempio Chaim e Flora Besso – noto anche con il nome di ScuolaTempio – è sotto la guida del Rabbino Capo Rav Arbib e conta sulla costante e preziosa presenza di Rav Yossèf Hadad.
Nell’anno 2017 è stato avviato un ambizioso progetto che consisteva nella scrittura ex-novo di un Sèfer Torà che fosse di proprietà non solo del Tempio, ma di tutti coloro che avrebbero partecipato alla spesa relativa. Fu così avviata un’importante campagna di raccolta e sensibilizzazione, grazie alla quale in breve tempo si è raggiunti alla copertura di quasi ilo 100% della spesa: oggi quindi, grazie a Dio, il Bet Hakenesset dispone di uno splendido Sefer Torà che viene letto settimanalmente; viene offerta spesso la possibilità a coloro che hanno contribuito di leggere o almeno salire alla Torà quando viene letto il brano, la colonna, le pagine o la Parashà cui hanno dedicato il loro impegno.
Nell’Aron Hakodesh è presente inoltre un Sefer Torà che era in uso alla Comunità Persiana, offerto dalla famiglia ReLevi e che hanno deciso di lasciare in comodato al nostro Bet Hakenesset.
Come tutte le altre Sinagoghe del mondo, anche il Bet Hakenesset ScuolaTempio ha dovuto affrontare le difficoltà legate all’insorgenza della pandemia. Dopo alcune settimane di chiusura nel 2020, il Tempio si è dotato di tutti gli accorgimenti per poter riprendere l’attività in sicurezza.
Per le Festività di Tishrì, tuttavia, il problema degli spazi sembrava insormontabile: il locale della Sinagoga, nel rispetto delle norme di distanziamento sociale, può accogliere 40/45 persone: come fare per consentire al grande pubblico di partecipare alle Tefillòt?
Trasformando un problema in opportunità, ScuolaTempio ha reagito con grande efficienza tanto che lo staff composto da Daniele Cohenca, Elio Toaff, Ely Sinigaglia, Andrea Dayan e Settimio Di Segni, hanno deciso di estendere lo spazio disponibile, grazie al contributo organizzativo di Alfonso Sassun Segretario Generale della Comunità di Milano e all’impegno dei parnassim. L’ampiamento della sinagoga è avvenuto attraverso il montaggio di una struttura collocata nel Giardino della scuola in cui si è potuto pregare a Rosh Hashanà e Kippur, nonché festeggiare le feste di Sukkot, grazie allo sforzo di un gruppo di ragazzi che si sono offerti volontari nell’attrezzare questo spazio a Bet Hakenesset fino ad un massimo di capienza interna di 130 posti disponibili. Una idea decisamente concreta e utile con cui è stato possibile festeggiare giornate fondamentali come il digiuno di espiazione dello Yom Kippur, occasione in cui – grazie al posizionamento di sedie sul perimetro esterno – si sono potute ospitare in assoluta sicurezza 170 persone e che fino alla fine di Sukkot permetterà al Tempio di accogliere, sempre mantenendo le distanze e la prudenza vista l’emergenza sanitaria in corso, il maggior numero di persone possibili. Una operazione senza dubbio estremamente imponente sia in termini logistici che economici ma densa di soddisfazioni, il cui costo è stato sostenuto interamente da ScuolaTempio con il contributo dei frequentatori, che ha consentito alle persone di immergersi nell’atmosfera di queste feste così importanti e nella cornice suggestiva del giardino e dello spazio realizzato grazie alla collaborazione fra ScuolaTempio e un agenzia per il noleggio e il montaggio della struttura.
Al termine delle festività, quindi alla ripresa delle attività all’interno, il Bet Hakenesset si è dotato di sofisticati apparecchi di sanificazione e purificazione dell’aria: tre macchinari, poco ingombranti e poco “Invasivi” consentono un ricambio completo dell’aria all’interno del locale ogni 15 minuti.